LA PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA

La Terapia Breve Strategica può essere definita “l’arte di risolvere complicati problemi umani tramite soluzioni apparentemente semplici”. Questo modello innovativo di psicoterapia, infatti, produce rapidi cambiamenti anche in disturbi molto radicati e di lunga durata. Affrancandosi dai classici concetti di normalità e patologia e dalla ricerca delle cause di un problema, poste in un passato che non si può cambiare, l’approccio strategico si concentra invece su come funziona il problema nel qui ed ora individuando le strategie più adatte per risolverlo.

È un intervento breve e focale orientato inizialmente all’estinzione dei sintomi, spesso invalidanti, per poi procedere a una ristrutturazione della relazione che ogni persona ha con sé stessa, gli altri e il mondo, in modo da sostituire alla visione della realtà rigida e disfunzionale che aveva generato il problema, un equilibrio più flessibile e funzionale.

Il cambiamento iniziale, centrato su un obiettivo concreto concordato con il terapeuta, viene ottenuto rapidamente e senza forzature, tramite raffinati stratagemmi comunicativi in seduta e piccoli compiti (prescrizioni) da eseguire tra una seduta e l’altra. Scopo dell’intervento è guidare la persona a “sentire” differentemente, così da modificare le sue reazioni disfunzionali sostituendole con altre più funzionali, basandosi sul principio che ognuno “costruisce la realtà che poi subisce”. Una volta innescato il primo cambiamento significativo, la terapia continua guidando la persona ad acquisire nuove abilità e un nuovo modello di percezione e gestione della realtà. La persona così non soltanto si libera dai sintomi che la affliggono, ma acquisisce nuove conoscenze e competenze, innescando un circolo virtuoso anche in altri ambiti della vita, con effetti duraturi.

La Terapia Strategica combina il rigore del problem solving con la flessibilità dell’intervento, che viene sempre adattato all’unicità del singolo. Si articola in un numero limitato di sedute, generalmente meno di 10, con sedute di follow-up a 3, 6 e 12 mesi. L’estrema efficacia ed efficienza della Terapia Strategica sono il risultato di oltre 30 anni di rigorosa ricerca empirico-sperimentale (ricerca-intervento), condotta da Giorgio Nardone e dai suoi collaboratori presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo, con l’88% di casi risolti in una media di 7 sedute.

L’approccio strategico è stato applicato con successo anche ad altri ambiti, manageriale, educativo, medico, sportivo. La terapia breve strategica è evidence based ed è riconosciuta come best practice per diverse importanti psicopatologie.

CENNI STORICI

 La Terapia Strategica affonda le sue radici nell’antichità, in particolare nella tradizione ellenica dei Sofisti, maestri della retorica e della persuasione, e nella tradizione dell’Arte dello Stratagemma dell’antica Cina.

In tempi più recenti, si deve alla feconda tradizione della Scuola di Palo Alto, in California, la formulazione del Modello di Terapia Breve (Brief Strategic Therapy). Gli studi sulla comunicazione del famoso antropologo Gregory Bateson, gli sviluppi costruttivisti per cui “ognuno costruisce la realtà che poi subisce” (Heinz von Foerster) e gli studi sull'ipnosi e sulla suggestione di Milton Erickson si fondono armoniosamente nel nuovo modello terapeutico.
Successivamente Paul Watzlawick sistematizza i principi teorico-applicativi della comunicazione terapeutica in un testo fondamentale, “Pragmatica della comunicazione umana” (1971).
Il modello viene portato in Italia negli anni ‘80 da Giorgio Nardone che, insieme a Paul Watzlawick, fonda ad Arezzo il Centro di Terapia Strategica: nel corso degli ultimi 40 anni Giorgio Nardone e i suoi collaboratori hanno trattato con successo migliaia di persone e una grande varietà di disturbi.
Poiché “è la soluzione che spiega il problema”, i risultati empirico-sperimentali di questi interventi (“ricerca intervento”) sono stati utilizzati per perfezionare ulteriormente il modello, affinando sempre di più le tecniche terapeutiche, mettendo a punto protocolli specifici di trattamento per particolari forme di disturbo e raffinando le strategie comunicative (dialogo strategico).
Gli eccellenti risultati raggiunti sono pubblicati in numerose opere tradotte in molte lingue, divenute testi fondamentali dell'approccio strategico alla psicoterapia.


A CHI SI RIVOLGE

La psicoterapia breve strategica si è dimostrata efficace nei seguenti disturbi:

Disturbi d’ansia
Disturbo da attacchi di panico
Disturbo d’ansia generalizzato
Agorafobia
Fobie specifiche (di animali, oggetti, situazioni…)
Disturbo da ansia sociale

Disturbi ossessivi e compulsivi
Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC)
Ossessioni
Dubbio patologico
Autolesionismo
Disturbo da accumulo

Disturbo post-traumatico da stress (DPTS)

Depressione

Disturbi somatoformi
Ipocondria
Patofobia
Dismorfofobia

Disturbi alimentari
Anoressia
Bulimia
Vomiting
Binge eating

Disturbi sessuali
Difficoltà erettive
Eiaculazione precoce
Vaginismo e dispareunia
Disturbi del desiderio

Problemi relazionali
Nei diversi contesti: sentimentali, familiari, lavorativi, sociali, ecc.

Disturbi da abuso di Internet
Dipendenza da Internet e smartphone
Dipendenza dalle chat
Dipendenza da cybersesso
Scommesse in rete
Trading online compulsivo
Shopping online compulsivo

Problemi dell’infanzia e dell’adolescenza
Fobie infantili
Disturbo da deficit dell’attenzione con iperattività (ADHD)
Disturbo oppositivo-provocatorio
Mutismo selettivo
Disturbo da evitamento
Fobia scolare

Problemi scolastici
Difficoltà di apprendimento
Blocco dello studente
Problemi di condotta
Ansia da prestazione


FAQ

La terapia funziona?
I risultati delle ricerche effettuate negli ultimi 30 anni hanno mostrato un’elevata efficacia della terapia strategica, in media dell’88%, con punte massime del 95% nei disturbi d’ansia.
I follow-up condotti a distanza di 3 mesi, 6 mesi e 1 anno dalla fine della terapia, hanno evidenziato un effetto duraturo, con minima frequenza di ricadute e l’assenza di spostamenti del sintomo.

Quanto dura una seduta?
La durata di una seduta non è mai predeterminata, ma varia col tipo di problema, la fase di trattamento e gli obiettivi che il terapeuta si propone di raggiungere durante l’incontro. La prima seduta di solito è più lunga, da 30 minuti a un’ora o più, le successive variano tra i 20 e i 40 minuti.
La durata è sempre calibrata sulla necessità della singola persona in quel particolare momento.

Quale è la frequenza delle sedute?
Nelle prime fasi della terapia la frequenza è generalmente quindicinale, a seconda del tipo di problema e delle esigenze personali. Una volta ottenuti i primi sostanziali miglioramenti, le sedute vengono ulteriormente distanziate (a 3 settimane, un mese, due mesi) per permettere alla persona di sperimentare le nuove risorse e capacità, consolidare il cambiamento avvenuto e rendersi sempre più autonoma dalla figura del terapeuta. La terapia si conclude con 3 controlli (follow-up), a distanza di 3 mesi, 6 mesi e 1 anno dalla fine della terapia, per verificare il mantenimento del risultato nel tempo.

Non ho un problema particolarmente grave, ma ho un disagio: devo fare comunque una psicoterapia?
Se non ci sono problemi particolarmente acuti e impedenti, l’intervento può consistere in una consulenza breve strategica, articolata in un numero limitato di sedute (solitamente meno di 5). Questo tipo di intervento è particolarmente indicato per problemi sentimentali o di coppia, difficoltà relazionali con colleghi, problemi di relazione genitori-figli, problemi scolastici, blocchi della performance, ecc.

Una persona a me cara ha un problema ma non vuole rivolgersi a uno specialista. Cosa posso fare?
Può capitare che la persona non ritenga di avere un problema, oppure si rifiuti di consultare uno specialista. Spesso, ma non solo, si tratta di figli adolescenti che possono avere un vero e proprio disturbo (alimentare, fobico, ecc.), difficoltà scolastiche o problemi relazionali. In queste situazioni il terapeuta incontrerà prima i genitori per dare loro indicazioni concrete su come gestire il problema del figlio: se questo è sufficiente, l’intervento continuerà con una vera e propria “terapia indiretta”, cioè condotta tramite i genitori che vengono così eletti a “coterapeuti”; in altri casi questo rappresenta il primo passo per coinvolgere il figlio nella terapia. Se si tratta invece di una difficoltà di coppia, il terapeuta lavora con uno dei partner dando indicazioni su come gestire la difficoltà nel rapporto: anche in questo caso si può poi continuare in maniera indiretta, o motivare l’altro partner alla terapia.

La terapia strategica è adatta anche ai bambini?
Sì, la terapia è estremamente efficace anche nei bambini. Generalmente non è necessario far venire direttamente il bambino in terapia, se non in casi particolari, evitando così il fenomeno dell’ “etichettamento patologico”. La terapia viene condotta attraverso i genitori, che vengono eletti a “coterapeuti”, dando indicazioni concrete su come gestire il problema del figlio/a. La modificazione del contesto e delle interazioni familiari porta rapidamente alla risoluzione del problema del bambino.